Il battesimo dell’onore

luglio 11, 2008

 

Porgo a te, guerriero, la lama dell’abbandono.

Nel suo acciaio stellato risplendono coraggio e tempra d’uomo. Nella sua luce pura di fine argento e sangue risiede il vero potere, il dono oscuro della morte e della vita.

Sarai degno di portarla, Shevron, figlio di Ark?

Al di là del muro si estendono file e file di orchi senza anima e coscienza, esseri vomitati dall’ombra e dal fuoco, che crepitano come fiamme ardenti al cospetto della carne.

Questa lama, Shevron, questa spada… saprai brandirla con onore? Essa è marchiata del sangue di Haaropheth dai lunghi capelli e da quello della dèa Oyan Signora della Terra Infestata. In questo acciaio e in questo argento vive e si agita l’anima del Primo Re dei Troll dei Regni Nascosti.

Se saprai brandirla, Shevron, varcherai le linee nemiche senza paura e arriverai al cospetto della Regina Nera.

Shevron, io ti battezzo Cavaliere dell’Onore di Kenn e ti consegno Flamarel, la Spada dei Fuochi Ribollenti, forgiata nel fuoco dei quattro vulcani di Garth.

E’ tua, Shevron figlio di Ark!

 

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Momento, adesso. 

Come un pensiero, fuliggine posata sulla mano. Un soffio e vola via. Così le mie dita tendono l’arco, decise ma leggere, non tremanti, non c’è nemico che possa vincere sul mio destino. Ora, qui… non li farò passare.

Dilatato e lento.

Questo momento, che sembra non finire, avanza piano verso la sua destinazione, ciò che separa la vita dalla morte, la vittoria dalla beffa. La freccia è incoccata e aspetta che queste dita ne delineino la traiettoria. Poi, ecco…

Come acqua scorre.

Questo momento e questo sangue nelle mie vene. E la mano rilascia, le dita cedono e la corda scatta, proiettando la freccia incontro al suo destino, destinazione, bersaglio e fato.

Lo vedo cadere.  Il grande Generale.

Preghiera

novembre 15, 2007

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Questo tempio mi appartiene. La sua anima, ciò che permea l’aria e mi sussurra sicurezza, mi appartiene. Queste mura, scheggiate dal tempo e dalle lame di mille invasori sempre respinti, mi appartengono.
La preghiera che rivolgo a te, Signore del Giorno e della Notte, è di darmi la forza per combattere, il coraggio per non fuggire, la calma per non sbagliare. Fai di me un tuo umile servo e un guerriero senza paura. La mia spada sarà la tua mano, l’elsa che impugno, sarà il tuo volere.

Questo nemico, privo di qualsiasi dignità, diverrà cenere sotto i tuoi occhi e concime per la nostra terra violentata.

Mi appartiene il tuo volere, mio Signore, ed io appartengo a te. Io sono parte di te e delle tue parole. Un tuo soffio mi ha messo su questa terra e soltanto un colpo di fiato mi spazzerà via.

Dammi fiducia, mio Signore. Gli orchi non passeranno.

Corda tesa

ottobre 7, 2007

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Sei tu nascosto nell’ombra?

Nemico invisibile, eppure vicino
I miei sensi ti avvertono
Ho occhi e orecchie da elfo
E vivo da cento anni.
Quando ti vedrò comparire, le mie dita non tremeranno
I muscoli saran tesi e forti
E la corda del mio arco non sarà compagna traditrice. 

Nemico invisibile, nascosto nell’ombra
Le mie frecce ti strapperanno il fiato
Lo sguardo, il cuore. 

Io ti aspetto. 

ottobre 7, 2007

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Il sidro riarde caustico nella gola
È come carezza dell’oblio
È come scelta di essere altrove

Bevi compagno! Bevi con me!
Non pensare a ieri né a domani
Troppo lenta è questa sofferente attesa!

Se sangue scorrerà, compagno di tante lotte
Vedrai, non sarà il nostro!
Nelle vene, non avremo che sidro!

ottobre 7, 2007

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Magli, elmo e armatura
Inizio a vestirmi

Come posso non chiedermi se non sarà l’ultima volta?
Conosco questa sala come le mie tasche, tutto mi è familiare qui.
Quanto tempo, speso a scegliere l’arma giusta per me,
Quanta accuratezza nella vestizione.
E’ nel riflesso dell’acciaio che si esprime la mia anima
è nel percorso di ogni fendente che vive la speranza
è nelle mie mani segnate dai calli e dal sangue 
l’unica vittoria. 

Gambali, ginocchiere e scudo
Sono pronto.

Vigilia di guerra

ottobre 6, 2007

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Sto partendo, ma non devi essere triste
La tua tristezza è la mia tristezza
Non lasciarmi andare con l’immagine delle tue lacrime
Il ricordo mi si avvinghierà al cuore e non mi darà pace 

Sorridi ora amore
Mia luce in questo tempo oscuro
Non potrò combattere pensando al tuo dolore
Non potrò sopravvivere senza il tuo perdono

Sto partendo, il cielo imbrunisce
Questa stanza ha smesso di esistere
Ora ci siamo solo noi e le ombre della sera
E tu non mi guardi ancora

Sorridi amore ti imploro
Dammi il tuo sostegno, la tua gioia
Riempi questa pelle scorticata dalla guerra
Col profumo delle tue labbra

Sto partendo, non lasciarmi andare così
Donami uno sguardo, un sorriso
Non più lacrime
E se puoi, non lasciarmi andare

L’assalto

ottobre 6, 2007

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Corrono a cavallo di ombrosi destrieri

Non temono il gelo né la pioggia
Né il torrido deserto dalle sabbie infuocate.

Essi sono cavalieri, uomini, animali

Tutto si confonde nel turbine del galoppo
Tutto scompare nel clangore delle spade

Essi sono la morte.